La luce all’ultimo piano

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La luce all’ultimo piano: la sceneggiatura alle origini della Casa dalle finestre che ridono Nonostante la consistente mole di testi dedicati al regista e l’interesse che un film come La casa dalle finestre che ridono (1976) ha da sempre suscitato negli studiosi di cinema italiano, di genere e non, sulla genesi di questa fondamentale opera ci
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Intervista a Pupi Avati

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Stamane mi sono svegliata, due domeniche dopo, con un leggero mal di testa, dopo una settimana un po’ complicata. Ieri mi ero comperata, per gratificarmi, un bellissimo vestito, ma troppo scollato e cosi avevo cominciato a pensare che Pupi Avati non l’avrebbe trovato elegante… Perché Avati? Perché due sabati fa, l’ultimo giorno di riprese di
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Gli affari del Signor Diavolo

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Nessuno dei membri della troupe avrebbe mai presagito l’arrivo del temporale.Alle 7.30 di quella che era apparsa come una fresca mattinata di fine luglio, il cielo si è improvvisamente rabbuiato e grosse nuvole grigie hanno evocato la pioggia. Fitta e battente. Capace di durare per ore. Si è poi rivelata essere tutt’altro che la solita
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Il signor Diavolo

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Pupi Avati si muove secondo un suo ritmo segreto, occulto. Seguendo cabale temporali che alla fine ci sono diventate familiari. Ogni dieci anni, all’autore di La casa dalle finestre che ridono, “scappa” di girare un horror. Nel 1996/’97 fece l’Arcano incantatore. Nel 2007 Il nascondiglio. E nel 2017, ecco che arriva, annunciato un paio di
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Voci notturne

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C’è un oggetto misterioso e scarsamente identificato che si aggira come un fantasma all’interno del fandom sul web, volando di bocca in bocca: trafugato da rovinatissimi file su youtube, o meglio, per i più fortunati, da difficoltose registrazioni più recenti presso i canali digitali Rai. Si chiama Voci Notturne: ed è la mia ossessione da 
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Il giallo secondo Mario Bava e altri fuoriclasse

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I nostri progetti di ordinamento e sistematizzazione filerebbero lisci se non fosse per un film che scardina completamente ogni tentativo di dare un’assetto ragionato alla pletora di opere consimili realizzate in questo periodo e che, di conseguenza, non può non essere trattato come esemplare a sé stante. Parliamo ovviamente di Sei donne per l’assassino (1964),
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