Intervista a Udo Kier

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Questa intervista a Udo Kier risale al 2005 ed era stata pubblicata nel numero 45/46 di Nocturno nella serie attualmente in corso. Venne realizzata da Manlio Gomarasca e Pier Maria Bocchi in occasione del Brussels International Fantastic Film Festival, della cui giuria quell’anno Udo Kier faceva parte. La riproponiamo perché, oltre ad essere brillante e interessante, essa è centrata prevalentemente, sebbene non esclusivamente, sulla carriera italiana dell’attore. E non è capitato spesso di sentire Udo Kier parlare della Stagione dei sensi, piuttosto che di Suspiria

Come sei riuscito a lavorare con persone così diverse tra loro sul set di Il mostro è in tavola… Barone Frankenstein: con Roman Polanski, Vittorio De Sica, Stefania Casini…?

Perché il cervello del genere umano funziona. Le persone hanno a disposizione il potere creativo. In Frankenstein, io ero il protagonista, quindi ho voluto un vero dottore per imparare la terminologia. Con lui sono rimasto molto amico, ci sentiamo anche oggi. Ha anche scritto un film per me ma non ha mai trovato i finanziamenti per produrlo. Abbiamo provato a cercare il denaro negli Stati Uniti ma la sceneggiatura, anche se buona, trattava un tema pazzo: il mondo della moda. Quando sei giovane tendi ad essere più serio in tutte le cose che fai. Adesso quando faccio un film non lo guardo come una cosa in grado di cambiarti la vita. È solo un film. Invece quando abitavo a Roma, tutti noi che lavoravamo nel cinema, Stefania Casini, Milena Vukotic… quando lavoravamo a un film, lo sentivamo come una grande cosa. Il 1973 è stato un grande anno per me, ero molto ambizioso. Tutti noi volevamo diventare famosi. Io, oltretutto, venivo da una famiglia povera, in inverno eravamo addirittura costretti a lavarci con l’acqua fredda. Una volta alla settimana facevo il bagno… spero stiate registrando la mia intervista perché non ripeterò! È la prima volta che racconto della mia infanzia… facevo il bagno per secondo dentro l’acqua sporca di mia madre. Ti immagini oggi una situazione simile?! Quindi quando ero a Cinecittà, provenendo da una famiglia semplice, non potevo che essere entusiasta e ambizioso. In quel periodo ero amato da tutti! Frequentavo addirittura principi, anche se in realtà non possedevano neanche un soldo. Tutto sommato, è stato un grande periodo, lo ricordo con piacere.

In Italia Antonio Margheriti fu accreditato come regista di Frankenstein, quale fu il suo ruolo?

I finanziamenti per il film erano italiani, quindi dovevano far comparire un regista italiano. In realtà, il vero regista, Paul Morrissey, era americano, io ero tedesco e Joe Dallesandro era americano. Eravamo tutti stranieri.

Antonio Margheriti era presente sul set?

L’ho incontrato solo una volta… non c’era mai sul set. Anzi una volta è venuto e un poliziotto stava per sparargli!

Come mai?

Sto scherzando!!!

Allora perché è stato accreditato?

Semplicemente per i finanziamenti governativi. L’ho incontrato ma non mi ha mai diretto. Bel nome comunque Antonio Margheriti!

Anthony Dawson?

Se un regista utilizza uno pseudonimo a ogni film che dirige, allora è meglio dimenticarsi di lui! Perché chiamarsi in Inghilterra Anthony Dawson e in Italia Antonio Margheriti?

Era molto comune per i registi italiani…

Mi piace l’Italia! È stato molto bello il mio periodo in Italia. Stavo in albergo a sole 1500 lire al giorno e andavo a mangiare pasta e vino rosso a Trastevere per altre 1500 lire. Vicino a me c’era anche Fellini.

Da come ne parli sembra che Roma in quel periodo fosse un posto piccolo, dove tutti gli artisti si incontravano tutti i giorni nei soliti luoghi…

Al mattino mi alzavo e andavo a bere un caffé al Caffé Greco in via Condotti, e trovavo De Chirico a bere un espresso (tra l’altro sono un amante della pittura, ho anche una piccola collezione). Oppure andavo in via Fratina e trovavo Bolognini a mangiare tacchino al tartufo. Era davvero incredibile! Oppure incontravo quel pazzo di Zeffirelli. Incredibile! Invece tre anni fa sono stato a Roma negli stessi luoghi, per le stesse vie… è stato orribile non trovare più tutto ciò che c’era ed è stato prima. Ora le vie sono colme di negozi alla moda come Gucci… sembra di stare a Disneyland! Ora Roma è venduta al turismo… Una volta ricordo che Luchino Visconti mi invitò a casa sua in via Salaria.  Conobbi Luchino anni prima in un ristorante di Londra, fu lì che mi invitò. Io ci andai e trovai Ferdinando Scarfiotti che mi propose di fare il gioco della verità… non mi dimenticherò mai quella sera! Luchino era seduto in mezzo a due enormi cani e io gli chiesi dove potessi trovare due prostituti con cui passare la notte. Quello è stato l’inizio della fine: non mi invitò mai più. Forse sono stato troppo onesto con lui.

Rivedendo oggi sia il Frankenstein che Dracula cerca sangue di vergine e… morì di sete, cosa pensi di questi film e della loro filosofia in riferimento al rapporto con la fonte letteraria?

È stato il talento di Morrissey, la sua capacità di infrangere le regole. Nella mia vita sono stato fortunato: ho lavorato con registi, tipo Lars von Trier, a cui piace rompere le regole. Io sono felice di far parte di questa rottura degli schemi tradizionali. Ad esempio, il Dracula di Morrissey  è il primo vampiro che si aggira per la città di giorno senza alcun problema.

Qual è stato il ruolo di Andy Warhol nei due film?

Praticamente nessuno. Una volta è venuto a Roma per fare delle foto assieme a me per la rivista Vogue… lo scopo era solo “glamour”.

Rompevate le regole anche in fatto di sesso in Dracula?

L’idea era che il nostro Dracula si nutrisse di sangue di sole vergini. Nel film Joe si fa la vergine che io avrei dovuto mordere. In realtà, era tutto improvvisato… se un giorno non eri ispirato, ti scolavi una birra e lavoravi.

Ci fu del sesso sul set? Puoi raccontarci qualche aneddoto?

Tutte le donne erano attratte solo da Joe! Io non ero coinvolto in nessuna relazione… ero solo attento alla dieta impostami per la parte, e alla mia carriera.

Hai detto che Visconti ti invitò quando eri a Londra. Questo successe prima o dopo aver girato questi film?

Mi invitò prima. Mi invitò perché gli piacevo. Come ho detto, ricordo spesso l’incontro a casa sua… ci sono cose nella vita che ricorderai per sempre! In quell’occasione lui mi disse che voleva vedere se ero ancora bello come lui mi ricordava.

Pensi che dopo questi due film tu sia divenuto un’icona dell’horror?

In seguito ho ricevuto molte offerte dall’Inghilterra come nuovo Christopher Lee, ma non accettai perché non mi attirava. Avevo obiettivi diversi. Ho conosciuto Fassbinder in un bar. Eravamo eroi della classe operaia, lui 15 anni ed io 16, e guadagnavamo 4 dollari a settimana. Però, ero molto furbo… mi facevo fotografie alle macchine automatiche e le vendevo nei bar per comprarmi da bere… ero praticamente una prostituta e lo sono tuttora, solo che ora guadagno di più. Fassbinder da allora ha sempre fatto foto con me: praticamente la bella e la bestia!

Ma chi è la bella e chi la bestia?

Guardami! Lui mi stava sempre vicino perché io attiravo tutte le belle ragazze, e così talvolta rimediava anche lui!

Hai fatto anche La tortura delle vergini

Ora ti racconto com’è andata. Andai in Inghilterra perché la Germania non mi piaceva. Quando fui sufficientemente grande da capire che cosa fu il nazismo, chiesi il permesso a mia madre e andai via anche perché era una buona occasione per imparare l’inglese. Per tre anni la mia professione fu un tipo di contabile… ora che ci penso è stato tempo sprecato per pochi soldi. Feci il mio primo film Road to St. Tropez, un corto della Fox (diretto da Michael Sarne, ndc). Mi avevano scelto perché rendevo bene su pellicola. Divenni subito un volto nuovo. Questo è stato l’inizio. Subito dopo mi offrì un contratto il signor  Zanuck della Fox, ma rispedii il contratto al mittente. Ero ancora indeciso sul mio futuro… non sapevo ancora se volevo fare l’attore. Poi pensai che se fare l’attore poteva mantenermi, perché non farlo? Così cercai un agente e feci il mio primo film da protagonista, La stagione dei sensi. Il mio secondo film è stato appunto La tortura delle vergini con Herbert Lom. Poi divenni insegnante di recitazione ma io credo che le scuole di recitazione servano solo agli attori teatrali. Questo all’inizio… poi scoprii che il “glamour” mi piaceva… andare al ristorante ed essere riconosciuto…

…e come hai reagito alla richiesta del primo autografo?

Quando ero a Parigi per la prima del Frankenstein, incontrai in albergo Polanski che mi invitò a bere champagne nella sua suite; poi andammo a teatro sugli Champs-Elysée, e incontrammo Paul Morrissey che mi chiese: «che fai qui?», e io risposi «che domande mi fai, io sono una star!». In seguito, in discoteca, ci avvicinarono dei tizi e mi chiesero se volevo fare un film erotico, Histoire d’O, e io risposi che non mi interessava un porno. Polanski mi spiegò che si trattava di un famosissimo libro, così accettai.

Così non aspiravi a diventare un’icona horror?

Un po’ sì e un po’ no. Film come il Frankenstein o il Dracula sono rimasti nella storia dell’horror, sono stati importanti anche per la mia carriera… anche se all’epoca non riuscivo a capire la loro importanza. Adesso mi piace fare film horror.

Cosa ricordi a proposito di La casa sulla collina di paglia con Fiona Richmond?

È stato un film dove mi offrirono un bel po’ di soldi… 100.000 dollari! Ebbe anche un discreto successo grazie a Fiona Richmond e le sue tette finte!

Tette finte?

Sì, le ho toccate durante una scena, erano come due rocce. Abbiamo girato in sole tre settimane… ne ho un bel ricordo: erano tutti carini con me, la sera mi invitavano sempre a cena fuori… ma quando chiedevo dei miei soldi loro rispondevano sempre «non abbiamo soldi!». Quella fu l’unica volta dove non vidi denaro. Comunque ebbi la parte principale, questo significa potere. Intendo potere creativo. Anche se in fondo era un film stupido. Ma chissenefrega! A me piaceva perché possedeva tutti i canoni horror, un film horror alla Brian De Palma. Ok!

Ci puoi parlare di Suspiria di Dario Argento?

In quel periodo stavo lavorando con Fassbinder a Monaco. Dario Argento stava facendo dei provini in hotel e mi chiamò. Gli piacqui molto anche se mi disse che non aveva una parte per me. Ne escogitammo una insieme… ripensandoci ora alla fine mi diede la parte maschile più importante. È stato un bella esperienza lavorare con Dario, anche se una volta volle a tutti i costi andare a visitare Dachau, vicino Monaco; io gli dissi di non andare ma lui ci andò comunque. Il risultato fu che al suo rientro era pieno di paranoie, fino al punto di voler spostare la produzione del film in Italia. Conobbi anche Asia quando era piccola… ora sta facendo dei grandi film. Mi piacerebbe lavorare ancora con Dario, lo ritengo un mastro della suspence.

Hai fatto anche un film scritto da Dario Argento, La stagione dei sensi

Sì, ricordo, diretto da Massimo Franciosa. Una buona storia ma non funzionava: un uomo terrorizzato dalle donne su di un isola… alla fine lui se ne va mentre le donne restano sull’isola attratte dalle bellezze del luogo. Un film stupido anche se riconosco che esser scelto come protagonista per un film in Italia era un onore.

E The Kingdom di Lars Von Trier?

Aaaaah!!!! Oooooh!!!! La bambina! Oooooh!!! Le voci… mi piace!!! Questo film rappresenta uno dei momenti più difficili della mia carriera. Hanno dovuto mettermi in faccia di tutto: sangue, gelatina e merdate varie! Non sono riuscito a dormire bene per tre giorni dal fastidio. Comunque una grande esperienza… mi piace Lars Von Trier, mi piace molto! È un mio grande amico. Sono veramente contento di lui, mi ha sempre dato l’opportunità di esprimere il mio intelletto liberamente per ogni suo film. È stato nuovamente a Cannes con Manderlay, io ho fatto parte del cast ma non ci sono andato. Andai tre anni fa a Cannes per Dogville, insieme a Nicole Kidman, è stato grande!!! Eravamo su tutti i giornali, tutti urlavano: Nicole! Nicole! Nicole!

…e tu speravi urlassero: Udo! Udo! Udo!

Lo facevano infatti; ma solo perché se qualcuno che ti conosceva urlava il tuo nome, tutti urlavano il tuo nome.

Parlando dell’aspetto che hai sempre avuto, hai ricevuto molte proposte da donne… uomini…?

Tutti vogliono fottersi una “star”!!! Tutti vorrebbero far sesso con Brad Pitt! Io devo ammettere che questa situazione l’ho sempre sfruttata… per una notte, perché no?

Com’è stato l’incontro con Vittorio De Sica?

È stata una lezione di vita! Era uno scommettitore, ha perso un sacco di soldi al casinò… comunque era una leggenda, se scopri Sophia Loren non puoi che essere una leggenda!

E Dalila Di Lazzaro?

Era una bellissima donna, se la volevano fare tutti! Una volta mi raccontò che si era fatta Polanski! Ma lavora ancora, Dalila?

No…

E Stefania Casini?

Ha diretto anche dei film qualche anno fa.

Adoro l’Italia!!! … ora però vi saluto… devo andare a mangiare…