Legion – Il pilota
Il primo episodio della serie di Noah Hawley
Nell’universo Marvel, Legion è David Haller, figlio (mutante) del professor Xavier. Soffre di disturbo dissociativo dell’identità (ognuna delle sue – tante, tantissime, una legione – personalità è capace di controllare uno dei suoi – molti, moltissimi – superpoteri), proprio come Kevin Crumb, il protagonista del recentissimo Split di Shyamalan, impersonato da James McAvoy. Lo stesso McAvoy che recita nel ruolo del professor Xavier nel franchise cinematografico sui mutanti più famosi… Non tremate, non siamo di fronte all’ennesima complicata espansione del Marvel Cinematic Universe. Legion degli X-Men nato dalle penne di Chris Claremont e Bill Sienkiewicz è naturalmente una fonte di ispirazione, ma il Legion della serie tv vive in un universo parallelo. E almeno per la prima stagione, non dovrebbe esserci nessun cenno alla sua parentela con Xavier. Happy Jack wasn’t old, but he was a man. Il plot è diretto dallo stesso showrunner Noah Hawley, inizia sulle note degli Who e per tutta la durata di Happy Jack – sigla d’apertura – vediamo un sunto della crescita di David. Neonato, bimbo, ragazzino, adolescente ribelle, più cresce più sente “le voci” che spesso diventano un frastuono insopportabile, più esplodono i suoi poteri incontrollati e misteriosi, fino al tentato suicidio per impiccagione, con il quale la canzone finisce e la storia comincia.
Ufficialmente classificato come “schizofrenico” in una struttura psichiatrica dal nome illustre – Clockworks Hospital – David passa il tempo con la sua amica Lenny (Aubrey Plaza) fino all’arrivo di Syd Barrett (!) con la quale è amore a prima vista. Il nome è un omaggio quasi d’obbligo vista la location e il carattere della serie. Syd è la biondissima Rachel Keller che Hawley ha portato con sé da Fargo, e non vuole essere toccata per nessuna ragione. She comes in colors everywhere, she combs her hair, she’s like a rainbow. Un quarto d’ora dopo gli Who, tocca ai Rolling Stones arricchire la colonna sonora di Legion, e prosciugare – immagino – il fondocassa. L’arrivo della bella e glaciale Syd non è casuale: serve a preparare il terreno alla fuga di David dal Clockworks, orchestrata dalla misteriosa Melanie Bird, una sorta di Professor X al femminile, determinata a salvare i mutanti inconsapevoli come David dai cattivi – una minacciosa Division 3, agenzia governativa incaricata di soggiogare i mutanti, o ucciderli se non riesce a controllarli – per formare una Legion di combattenti.
Tutti i 68 minuti del pilot sembrano provenire direttamente dai meandri della mente di David, utilizzandola come voce narrante, assecondando e incoraggiando il suo ritmo irregolare e confuso, cucendo insieme realtà, sogni, visioni, incubi, passato presente e futuro, paure e sentimenti, suoni e immagini. E frullando tutto in un caleidoscopio psichedelico. È questo il motivo del coro di elogi dedicato a Noah Hawley, e che merita anche Regis Kimble, responsabile del montaggio: la sua scelta di costruire un episodio intero partendo da quello che pensa, vede, immagina, sogna e soffre una testa “malata” . Un POV psicotico e scatenato, disturbato e disturbante, una soluzione effettivamente coraggiosa e poco utilizzata nel piccolo schermo. Il via libera di Marvel Television e FX è in parte dovuto al curriculum di Hawley e al suo successo con Fargo, ma anche il ruolo pioneristico ricoperto da Mr. Robot e Sense8, che hanno allargato i limiti del mostrabile in tv, dovrebbe riscuotere qualche briciola di credito.
Il risultato è pura e lussureggiante psichedelia pop, con punte di impressionismo oscuro che devono sicuramente qualcosa a Babadook. Ma influenze, citazioni e omaggi sono forse la Legion più numerosa: tocca citare almeno Il Prigioniero, serie sci-fi imprescindibile. Ma non mancano spunti, temi e riferimenti al mondo di Matrix e alle opere di Kubrick, Malick addirittura, Gilliam e Gondry. Troppa carne al fuoco, forse, tanto che la visione del secondo episodio ha parzialmente raffreddato gli entusiasmi, almeno i nostri. La narrazione si è fatta più convenzionale e – temiamo – il livello potrebbe progressivamente scendere con l’avanzare degli episodi. “My name is Legion; for we are many”