Fair Play
2023
Fair Play è un film del 2023, diretto da Chloe Domont.
Emily (Phoebe Dynevor) e Luke (Alden Ehrenreich), due giovani e brillanti professionisti lavorano per un’ambita società finanziaria che nel suo regolamento vieta relazioni extra professionali tra i propri dipendenti. Le cose tra i due giovani e rampanti promessi sposi, mutano radicalmente quando Emily riceve una promozione grazie al suo impegno – giorno e notte – e al suo carisma. Chiariamolo subito, Fair Play, che si è guadagnato una nomination al Sundance Film Festival, non è esattamente un film per tutti, soprattutto per chi non s’intende di investimenti finanziari (cioè quasi tutti noi comuni mortali), e la prima parte potrebbe risultare davvero lenta se non ci si sofferma con attenzione, faticando a decollare. Ma pian piano che si va avanti nella visione, le intenzioni della regista Chloe Domont si fanno via via più chiare.
Già, perché ciò che interessa alla regista statunitense sono le relazioni tossiche e il ruolo della donna, dentro e fuori le mura domestiche, invischiata in un mondo non solo di maschi, ma di un pensare tutto maschilista che schiaccia la donna in ruoli precostituiti e idee preconfezionate. Può una donna meritarsi un posto d’onore nel dorato mondo maschile del lavoro? E soprattutto, può farlo senza l’aiuto del suo corpo e della sua bellezza? Emily e Luke sono due giovani assetati di successo, che cercano allo stesso modo di conquistare un posto d’onore all’interno di un mondo di squali, un sistema per cui funzioni quando le aziende fanno soldi a palate. Cosa succede però quando è la tua compagna a vincere, a fare tardi la sera per conquistarsi attenzioni per non rimanere nell’ombra e fare il tanto agognato salto? Emily fa esattamente cosa farebbe un uomo al suo posto, per non soccombere in un mondo maschile dove le donne che non la danno sono stupide e se la danno troppo sono troie. Un ritratto, quello offerto dalla Domont, che non fatica a trovare un posto nella realtà, seppure differente, come la nostra, in cui come in uno specchio, ci si ritrova a riconoscere parti di sé o di chi ci sta intorno, universi professionali presenti o passati. Il mondo del lavoro, oggi più che mai, irrompe nelle nostre vite personali, le scompone e le disgrega con conseguenze inaspettate e spesso persino drammatiche.
Al contrario di come viene presentato nel vastissimo catalogo di Netflix, Fair Play non è un thriller erotico: il suo erotismo non è affatto piacevole né tanto meno vuole esserlo. Tutt’altro, risulta quasi borderline e sgradevole. Il sesso tra Emily e Luke, quando è davvero desiderato da entrambi, avviene quasi sempre fuori campo o sullo sfondo, invisibile, spesso svogliato, mentre è la violenza, psicologica o carnale, a diventare tangibile e oppressiva. L’abilità della Domont è quella di guardare senza giudicare, descrivere senza schierarsi davvero con una o l’altra fazione, sebbene lo sguardo femminile, vigile e attento della regista, non perda mai il suo obiettivo. Un film forse non per tutti, che racconta come siamo e come siamo diventati. Un racconto spiazzante e doloroso sulla tossicità dei rapporti e sulle fragilità emotive di uomini e donne, oggi più che mai così diversi e così distanti.