Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio
2024
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio è una docu-serie del 2024, diretto da Gianluca Neri.
C’è un elemento fondamentale che lega il caso di Yara Gambirasio con un altro crimine tutto italiano tanto appetibile quanto chiacchierato, quello del Mostro di Firenze, ovvero l’intrusione del fattore mediatico all’interno delle fitte indagini, il torbido che diviene di dominio pubblico e gli utenti a casa, fissi sul televisore, che espongono le proprie teorie, mentre in tv impazzano salotti, programmi, interviste ed esclusive. Oggi l’omicidio di Yara Gambirasio ha un colpevole, una sentenza, ma un vero e proprio movente manca, dunque dopo che diversi prodotti – mai richiesti – hanno cercato sommariamente di ricostruire le vicende, su Netflix arriva ad oggi il resoconto – quasi – completo, infiocchettato a dovere con un ritmo martellante, adrenalinico a cui si aggiunge la prima e vera intervista a Bossetti, condannato per l’omicidio, dove l’uomo continua a professarsi innocente, anche se le prove – indiziarie e mai davvero definitive – lo indicano come il possibile omicida, a cui però gravita ancora quel 1% di dubbio. Seguendo il sottotitolo del documentario il documentarista Gianluca Neri sviluppa questo progetto, rievoca tutti gli eventi, ne mostra le criticità in fase di indagine e relativi errori a cui si aggiunge la costante e pressante presenza mediatica che chiede giustizia, vuole il colpevole, ma può bastare il 99% di associazione di un DNA per decretare un uomo colpevole?
Un uomo, Bossetti, che durante questa indagine – attenzione, al netto dell’essere o meno colpevole, non è questa la sede per giustizialismi – scoprirà di non essere figlio di suo padre, di come anche tutti i suoi fratelli sono stati concepiti da un uomo che non è il loro padre e si vede una vita distrutta tra le indagini, i presunti tradimenti della moglie e quelli del passato della madre, che ha costruito una famiglia su una grande menzogna. Menzogna che il documentario non cerca mai di scavare per trovarne la verità, giacché le stesse immagini che presenta Neri sono una menzogna: Bossetti afferma che al momento dell’arresto si è consegnato alle forze dell’ordine, pur avendo provato molta paura, ma dalle immagini degli agenti vediamo un goffo tentativo dell’uomo di scappare per poi essere preso. Menzogna sono anche alcune immagini che la procura rilascia spacciandole per vere – il furgone dell’indagato – per poi scoprire dopo che erano state modificate volontariamente per dare qualcosa in mano alla stampa, affamata di notizie.Ecco che ritorna l’incubo del Mostro di Firenze, della necessità di etichettare e trovare un orco. Qui di mezzo c’è una bambina appena adolescente, con una famiglia che si è chiusa nel dolore e nel riservo, difficile capire cosa abbiano e stiano passano ancora oggi, ma il DNA è lì, le domande corrono come un treno e quello che da fuori sembrava essere un omicidio fatto, finito a cui poi si sia trovato un colpevole, alza un polverone di chiacchiere e dubbi.
Dubbi che si palesano proprio sul DNA, con uno dei primi casi in Italia dove si è arrivati a trovare un colpevole solo da questo elemento, sicuro al 99% a cui però la difesa ha sempre mostrato tanti dubbi con relativa impossibilità di effettuare nuovi test. Il quadro che esce fuori da Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio è quello di un evento che sarà ricordato ancora e ancora nel tempo, dell’uso chirurgico del DNA umano, delle sue implicazione e di tutti gli errori commessi. Bossetti e la sua difesa hanno sempre usato queste incertezze come strumento per sottolineare la sua innocenza, ma questo non è un lavoro agiografico sull’uomo, tanto meno innocentista, giacché la contrapposizione delle parole e delle immagini mostrate che riguardano l’uomo sono tanto bizzarre quanto goffe.
Dove l’incertezza e il caos regna sovrano a vivere è l’immagine documentata, quella che restituisce memoria agli eventi, ma se anche questa viene contraffatta, dove cercare la verità?