L’ALDIQUÀ – Horror e AI, c’è un problema

Verifiche sull’horror di oggi. Una rubrica di Emanuele Di Nicola
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Il cinema horror e l’Intelligenza Artificiale sono al primo sguardo. Non c’è stato ancora un bacio, ma nemmeno un adescamento, si sono appena notati l’uno con l’altro mentre passano per strada. Si stanno annusando, come due gatti randagi, per decidere se leccarsi o azzuffarsi. Non parlo di Hal 9000, che canta Daisy Bell prima di spegnersi, naturalmente, ma della AI nuova e contemporanea, della ChatGPT, delle ultime versioni che modulano la voce umana e dell’onniscienza a venire. Nell’elaborazione horrorifica ancora si è visto poco, forse anche perché l’AI è un nemico invisibile: non ha forma, è una creatura gassosa, difficile da sistematizzare e mettere in veste grafica.

Finora chi ci ha provato ha raggiunto risultati inerti, a tratti comico-grotteschi. Prendiamo Margaux di Steven C. Miller: uno slasher con i classici ragazzi rinchiusi in una casa dominata dall’Intelligenza Artificiale del titolo, che ovviamente s’incazza e comincia a decimare la congrega. Margaux può prendere varie forme, viene rappresentata come un occhio rosso bionico ma diventa anche una serie di tentacoli robotici in grado di far danni. C’è poi un titolo che è un triste gioco di parole: AfrAId di Chris Weitz. Una tipica famiglia americana viene selezionata per provare un nuovo dispositivo di Intelligenza Artificiale, detto AIA. Il congegno si affeziona un po’ troppo al nucleo domestico e inizia ad intervenire contro chiunque lo disturba, nei modi più stronzi e assassini, fino a rivoltarsi contro il medesimo. Inoltre, sempre a titolo di esempio, abbiamo appena visto Companion di Drew Hancock – ragazza robot usata per commettere un omicidio e conseguente ribellione -, che si basa su un equivoco di fondo: incrociare il problema dell’Intelligenza Artificiale con quello dell’emancipazione della Donna, senza contare però che la ragazza in questione è in realtà un robot. Ci si può passare sopra? Direi di no.

C’è poi appunto il vasto sottogenere delle donne robot, ossia le assistenti domestiche costruite con la AI e in grado di risolvere tutti i tuoi problemi, da quelli esistenziali a quelli sessuali… Un nuovo filone inaugurato dalla bambola M3GAN, che diventerà un franchise con M3GAN 2.0, e che vede un nutrito e confuso sottobosco: tra questi il titolo migliore dell’ultima stagione è Subservience di S.K. Dale e lo è per un motivo preciso, l’ennesima interpretazione magistrale di Megan Fox che riflette su se stessa, in versione AI, giocando sulla natura del suo corpo come ha sempre fatto nel cinema di genere (ricordate Jennifer’s Body?). E qui è particolarmente “giusta” perché rende artificiale la sua estetica già androide e bionica. Un motivo che c’entra poco con l’AI in sé.  Tutto sommato, a ben vedere, la sci-fi horror centrata sulla donna robot è cosa vecchia, quasi antica, e non si può certo assegnare alla nuova AI del nostro tempo. Per chi vuole sapere tutto sul cinema dell’orrore tecnologico finora, comunque, c’è il libro Horror Ex Machina di Fabio Malagnini (edizioni Odoya) che è il testo più completo sul tema.

È chiaro che oggi c’è un problema di rappresentazione dell’Intelligenza Artificiale: non ha corpo, non ha testa, non ha arti, non si sa quale mostro sia. L’Alexa assassina è dura da cinematografare, cioè da portare sullo schermo per suggerirne l’orrore potenziale. Troppo facile rinchiuderla nel solito robot. Più arduo ricostruire la paura atavica dell’Immateriale, di un grande cervello innaturale che prende le nostre funzioni e ci sostituisce in meglio. Ci vorrebbe un Hitchcock 4.0 con gli uccelli fatti di AI… Ma forse questa difficoltà sconta alla base una semplice ragione: non abbiamo ancora capito come funziona nella realtà, figuriamoci nella finzione. Servirebbe un colpo di scena “vero”, un twist alla Undici Settembre o come lo scoppio del Covid, per portare linfa autentica alla AI nell’horror. E se Musk fosse un androide?

LE PUNTATE PRECEDENTI
#1 L’ELEVATED HORROR DOPO NOSFERATU
#2 WOLF MAN, LA BELVA È DENTRO
#3 “QUESTO NON È UN HORROR”