La settima arte: dolce mattatoio

Quando uscì in sala Baària, di Giuseppe Tornatore, più che per le nomination all’Oscar il film fece parlare di sé per la polemica con la LAV (Lega Anti Vivisezione), che denunciò una scena in cui un bovino viene sgozzato veramente ad uso e consumo della ripresa. Addirittura Claudia Endrigo, figlia del cantante Sergio, dichiarò che
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Da Slaughter a Snuff

Girato in Argentina e Cile nel 1971 da Michael e Roberta Findlay con un budget di circa 30.000 $, Slaughter era un film fuori tempo massimo. Le gesta della congrega di motocicliste hippie capeggiata da un magrolino emulo di Charles Manson che si fa chiamare Satan erano (come molti altri lavori di Findlay, al cui confronto Al Adamson sembrava Orson Welles) di una noia mortale, inframmezzate da interminabili sequenze folkloristiche e con un doppiaggio costantemente fuori sincrono.

Sintonizzati su Videodrome, l’arena della morte

 Max Renn (James Woods) è il presidente di un’emittente televisiva canadese specializzata nella messa in onda di contenuti sensazionalistici: erotismo, pornografia e violenza sono i principali ingredienti con i quali la CIVIC-TV compone il suo palinsesto. Sempre alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare un pubblico esigente come quello della CIVIC-TV, Renn si imbatte in
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Joe D’Amato Totally Snuff

Nel 1977, Joe D’Amato portò sullo schermo in Emanuelle in America uno dei “falsi snuff” più impressionanti che la storia del cinema estremo possa ricordare. Protagonisti un gruppo di soldatacci sudamericani che stupravano, seviziavano e macellavano giovani ragazze in una specie di mattatoio arredato con strumentazioni di tortura medievali e dove, se ben si osserva, è presente anche una misteriosa Vergine di Norimberga con le fattezze di un demonio.

Le ragazze di Olga – Il sadomaso negli States

Ado Kyrou nel suo saggio Amour Erotisme et Cinéma parla dei film tramite i quali il produttore George Weiss – mentore del debutto di  Ed Wood – introdusse con incredibile successo il sadomasochismo negli Stati Uniti. E dice che venivano realizzati in quattro cinque giorni, senza presa diretta, in cantine o in esterni. «On y
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Officine Necromeccaniche Schwartz

Memore ed erede di un Gualtiero Jacopetti i cui epigoni erano ormai divenuti demodé, la cuspide 70-80’s ha, tra le altre cose, tenuto a battesimo Le facce della morte, prima diramazione a tutto thanatos del mondo-movie, che vanterà ben 4 capitoli ufficiali e due apocrifi, dando, senza probabilmente volerlo o calcolarlo, la stura a un sotto-filone che evolvendosi man mano non avrà più bisogno di un illustre Caronte né di una gnomica voice-over che finge di umanizzare il peggio, invero schernendolo ipocritamente tra raggelante cinismo e umorismo da villico marmitta-movie (e che più coerentemente vedremo sostituita da score degli S.P.K. o di grindcore o da un più consono raggelante silenzio).

L’occhio che uccide

“Peeping tom”, letteralmente “guardone”; oppure “voyeur”, come titola la versione francese del film. L’anno è il ’60, lo stesso di Psycho, il progetto iniziale quello di girare un film sulla vita di Freud ma Huston annuncia il suo Freud, passioni segrete quando Michael Powell e lo sceneggiatore Leo Marks hanno appena cominciato a lavorarvi e li costringe a fermarsi.

Il Torture politico

La tortura oggi è parte integrante della nostra società. Viviamo circondati da sevizie e violenze da non farci più caso e le esorcizziamo al cinema. Senza tirare in ballo le decapitazioni di guerra e le pruriginose frenesie giovanilistiche alla base dei delitti di Meredith e Chiara, basta dare uno sguardo al di fuori del genere per vedere quanto la comunicazione di massa si stemperi sempre più nella violenza.