Intervista a Davide La Rosa
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Nocturno intervista Davide La Rosa, prolifico autore di fumetti comici quali Sborropippo, Ugo Foscolo indagatore dell’incubo, Suore Ninja e Zombie gay in Vaticano. Per Fumetti di Cane è da poco uscito il suo ultimo lavoro, Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista.
Parlaci un po’ della tua ultima opera, Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista.
Il trio occhialuto antifascista era una serie che facevo sul mio blog un sacco di anni fa, sembra una vita fa, sulle avventure di Nenni, Pertini e Saragat contro Mussolini. Non c’è un periodo storico in realtà, sono loro tre da anziani che cercano di fermare Mussolini a ogni avventura, sono alla fine delle strisce brevi, mentre cerca di riportare il fascismo in Italia. Non c’è un’epoca storica e c’è un accavallamento di cose, ci sono fatti del passato, c’è il generale Badoglio ma c’è anche Super Mario Bros. Ho ripreso alcune strisce che avevo fatto per il blog e le ho aggiornate, ma sono solo tre, e poi ne ho fatte parecchie altre, il libro ha centosessanta pagine a colori, e poi le ho legate tutte insieme perché non volevo fare una cosa a episodi, creando una cornice che desse senso a tutto.
La maggior parte della tua produzione riguarda il fumetto umoristico. Si dice che la comicità abbia un funzionamento quasi scientifico, matematico, c’è invece chi dice che è questione d’istinto. Come funziona secondo te la comicità? Come fai a far ridere?
Io vado a istinto. Se dovessi mettermi a tavolino non so se riuscirei a farlo. Semplicemente voglio raccontare delle cose e ho questo metodo. Delle volte anche per raccontare storie tristi o serie si può usare l’umorismo, infatti anche la satira è una tecnica di umorismo che però serve ad attaccare il potere: la chiesa, un partito politico, un governo. Serve a esorcizzare, quando per esempio fai battute sulla morte la stai esorcizzando, non è una mancanza di rispetto. Semplicemente è una cosa che fa paura, e facendo ridere su quella cosa la rendi meno spaventosa, è quasi uno scopo “filantropico”, si può dire così?
Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista è piuttosto schierato…
Vorrei dire una cosa a riguardo. Sì, è schierato ma non dovrebbe essere considerato tale, l’antifascismo non dovrebbe essere considerato un’idea legata a un partito. Diciamo, io sono di sinistra, e ti dicono “Ovvio, fai un libro sull’antifascismo”, e questa è una cosa grave, il fatto che l’antifascismo sia considerato qualcosa di sinistra, l’antifascismo dovrebbe appartenere a tutti i partiti, la costituzione stessa dice che è vietato riformare il partito fascista. Tutti i partiti dovrebbero partire da quella base. Un partito di destra che si dichiara antifascista fa molto di più per la causa antifascista rispetto a un partito di sinistra. Quindi è schierato, sì, ma su un punto che dovrebbe essere basilare, mentre ora il fascismo è diventato una parte politica quando esso non ha nulla di politico, è qualcosa di aberrante. Quindi sì, il mio fumetto è schierato anche se purtroppo essere antifascisti dovrebbe essere qualcosa di banale, e non lo è.
A proposito di fumetti schierati, si sta palesando in rete una corrente di satira di destra che schiaccia l’occhio a determinate idee, vedi Pubble, vedi Ghisberto, che hanno un determinato modo di fare umorismo con un determinato linguaggio. Cosa ne pensi di questo, delle scelte stilistiche di questo tipo di satira?
Anzitutto non è una satira che attacca il potere ma attacca le vittime…
Quindi è bullismo.
Esatto, è bullismo perché quelli che hai citato tu, soprattutto Ghisberto, attaccano le vittime. Quando attacchi il migrante attacchi la vittima. Nelle sue vignette i migranti sono tutti criminali e noi di sinistra siamo le zecche che vogliono che entri la gente a fare disastri in Italia quando in realtà il concetto è questo: così facendo fanno passare il concetto che tutte queste persone siano criminali quando non è vero, non puoi prendere un numero limitato di persone e fare di tutta la loro etnia una manica di delinquenti, questo è razzismo, sarebbe come dire che siccome un siciliano è mafioso tutti i siciliani, o tutti gli italiani, sono mafiosi.
Che è quello che diceva la Lega dei primi tempi.
Proprio così, perché la Lega oggi non ha fatto altro che spostare la propria attenzione dal sud agli immigrati ma essendo io figlio di siciliano immigrato al nord, ricordo cosa dicevano anche a me, e parliamo di anni ’80 e ’90. Dicono agli immigrati le stesse cose che dicevano ai siciliani, ai napoletani, ai calabresi. Lo dicono agli africani e a i musulmani. Attenzione però, non è che siano diventati amanti dell’Italia unita, se un domani riuscissero a risolvere quello che loro considerano un problema, la presenza dei migranti in Italia, ricomincerebbero a prendersela con i calabresi, i siciliani, i napoletani perché loro vogliono da sempre la Padania.
Il loro prendersela con le vittime passa anche attraverso un umorismo che fa leva sul luogo comune e sull’ignoranza più crassa.
Sì, perché sono populisti che fanno, chiamiamolo umorismo anche se non fa ridere, sono attacchi gratuiti e bullismo. Il bullo non fa ridere, ride lui insieme alla sua congrega, ma non fa ridere.
Siamo di fronte a una ridotta capacità collettiva di percepire la complessità del reale, non solo della satira ma della realtà tutta come fatto complesso. Il fumetto, che è un linguaggio di sintesi, quale aiuto può dare a spostare di nuovo la percezione verso la complessità del reale?
Questa è una bella domanda nel senso che non saprei come rispondere, perché c’è proprio un problema di base, i cosiddetti analfabeti funzionali. Tu puoi dir loro quel che vuoi, e se il messaggio è più lungo di due righe non riescono nemmeno a leggerlo, ma loro andranno avanti a ripetere a pappagallo quel che dice loro Salvini, come i Borg di Star Trek, e non puoi neanche discuterci o sperare che una vignetta faccia cambiar loro idea. Io spero ci sia un metodo per riuscirci. Questi sono convinti che i migranti siano tutti delinquenti, che ci sia un’invasione in atto, che i musulmani ci vogliano convertire e che la prova stia nel tortellino al pollo. Questi non li convinci con niente, conta che in rete per informarsi ci vuole un attimo e questi si informano con i meme. Purtroppo il populismo funziona così e non se ne esce. L’ultima volta ce ne siamo usciti con una guerra, speriamo che non debba succedere di nuovo.
Come si parla di politica nel fumetto all’estero?
Vedo della critica con i supereroi, la Marvel riesce a farlo.
Per quanto la Marvel abbia avuto un incidente con Spiegelman per determinate critiche a Trump…
Io non sono molto ferrato a riguardo ma vedo che la Marvel in alcuni casi ha cercato di normalizzare. Racconta supereroi omosessuali e di colore. Ora, i razzisti diranno che è un’opera commerciale, che mettere i neri per forza nei fumetti è sgradevole. Io immagino un bambino di colore che fino a pochi anni fa quasi non aveva esempi di supereroi di colore in cui immedesimarsi. Perché poi il bambino emula. E quindi vedo questo, che i supereroi, che sono molto popolari, riescono a normalizzare queste situazioni e anche questo è politica, specie nell’era di Trump. Per citare altri esempi il fumetto argentino è molto politico. Lo è Mafalda, e ricordiamo che Oesterheld, un autore dell’Eternauta, è stato fatto sparire perché era scomodo. E se ci sono ripercussioni vuol dire che funziona. Il fumetto è popolare e arriva a tutti, dal bambino all’anziano, e anche attraverso l’umorismo manda messaggi molti incisivi.