Il culo & il burro
Riaffiora una vecchia polemica
Il 2 febbraio 2013, ospite della trasmissione olandese College Tour, un talk-show in cui venivano intervistate personalità del mondo dello spettacolo, era Bernando Bertolucci. Il conduttore introduce, a un certo punto, il tema di Ultimo tango a Parigi e di Maria Schneider che, come noto, sempre aveva dichiarato di essere rimasta traumatizzata dall’esperienza sul set e in particolare dalla scena in cui Marlon Brando la sodomizza, dopo averla lubrificata con del burro. Un classico del film, e del cinema, rimasto nell’immaginario universale. La Schneider era morta nel 2011, per un tumore ai polmoni, a 58 anni. Quando girò Ultimo tango a Parigi ne aveva 19. E pare fosse ancora vergine. Bertolucci ricordò l’attrice, la sua scomparsa, e ripercorse il dietro le quinte della fatidica scena con il burro che, disse, fu un’invenzione estemporanea, una trovata “ad happening”, pensata da lui e da Marlon Brando quella stessa mattina prima di girare. La Schneider venne informata solo all’ultimo momento perché – Bertolucci pareva sincero – il risultato che voleva ottenere era un reale disgusto e una reale sofferenza dell’attrice sottoposta a penetrazione sodomitica. Non voleva recitasse.
Bertolucci, alla domanda se si sentisse in qualche modo “pentito”, di avere sottoposto la Schneider a questo inganno, rispondeva nell’unico modo in cui aveva senso rispondesse: no, non si è mai pentito, alla luce di quel che è riuscito ad ottenere sullo schermo. Il fine giustifica i mezzi. Ma confessava, catarticamente, di essersi “comportato male”, di aver fatto ricorso a un sotterfugio infame: in spagnolo hanno il termine “trampa”: tranello, trappola, trabocchetto. In italiano varrebbe la pena di usare una scurrilità: “la incularono”, in tutti i sensi. Le ragioni per cui la faccenda del burro torna sugli scudi improvvisamente è che lo scorso 21 maggio a Cannes è passato Maria di Jessica Palud, un biopic su Maria Schneider, che ha rispolverato, tra gli altri fatti della vita della figlia (illegittima) di Daniel Gélin e di Marie-Christine Schneider, anche la presa “de retro”, a sorpresa, che ebbe luogo sul set parigino di Ultimo tango. La divina Maria Vartolomei (già protagonista nel 2011 di quel capolavoro che fu My Little Princess, nei panni di Eva Ionesco e dalla stessa Ionesco diretto) presta, nel film, volto e corpo a quell’altra Maria.
Molta gente dà l’impressione di credere che Brando abbia realmente penetrato la Schneider con il burro e quindi che, tecnicamente, vi sia stata effrazione con scasso. Dunque, questo va detto a chiare lettere, che si trattò di una finzione, che non ci fu alcun contatto sodomitico, che la Schneider non venne violata. Altrimenti c’è il rischio di prendere per buone le argomentazioni di chi crocifigge Bertolucci e santifica la povera Schneider. L’arte richiede qualche sacrificio, che a volte può essere anche cruento. E questo è quanto il nostro sano cinismo ci fa tirare come linea conclusiva.