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Dark – Stagione 3

2020
REGIA:
Baran bo Odar
CAST:
Louis Hoffmann (Jonas Kahnwald)
Lisa Vicari (Martha Nielsen)
Maja Schöne (Hannah Kahnwald)

Il nostro giudizio

Dark – Stagione 3 è una serie tv del 2020, ideata Baran Bo Odar e Jantje Friese

“L’inizio è la fine e la fine è l’inizio”: è il mantra di questa stagione conclusiva. Nella serialità televisiva, per fortuna, la fine è solo la fine, quella che tanti altri prodotti rimandano e, infine, rovinano. Non che, nel caso di Dark – Stagione 3, si potesse tirare la corda a lungo, con quelle infinite pause tra una stagione e l’altra che ci cancellavano quasi del tutto la memoria sulle tantissime parentesi narrative di questa epopea fantascientifica. La bellezza di questa serie tedesca destinata al cult è proprio il suo essere sempre rimasta su un ottimo livello e di non aver mai voluto raccontare qualcosa di ugualmente complesso all’accademismo (a volte eccessivo), delle sue tematiche (fanta)scientifiche. Perché, appunto, ciò che rimane, in prima battuta, sono i personaggi e la loro tragica lotta contro il destino, o sarebbe meglio dire contro la dittatura del tempo. Già nella seconda stagione era stato chiarito che ognuno di loro aveva un ruolo da recitare nella macro-vicenda e che tutto sarebbe andato come tutte le altre infinite volte.

La volontà di cambiare e di interrompere il loop non avrebbe avuto alcuna influenza sull’esito finale. Ma qualcosa doveva cambiare: a questo è servito il cliffhanger della seconda stagione, ossia a presentare, con tanto di lunga suspense, la vicina soluzione dell’enigma. Ovviamente le cose non saranno così semplici: inutile illudersi che la “nuova Martha”, venuta non da un’altra epoca ma da un altro mondo, sia, da sola, la chiave di volta di un universo che non smette mai di rivelare. “Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che non sappiamo è un oceano”, un altro refrain della serie e di questa ultima stagione. Una cosa, tuttavia, risulta chiarissima sin dall’inizio di questo atto finale: Jonas, Martha e la loro travagliata storia d’amore diventano, se non lo erano di già, il centro nevralgico della storia. Rimangono certo anche le diramazioni narrative, come quelle degli altri viaggiatori nel tempo: Hannah, Katharina e Charlotte, tutte madri alla ricerca di una verità che finirà per sconvolgerle sempre più. Vi è, in quest’ultima stagione, un’atmosfera generalizzata di accettazione e rassegnazione, rafforzata da un sempre più affossante senso di fallimento da parte dei protagonisti, quando il solito o un nuovo deus ex machina ribadiscono che le cose possono evolversi in un’unica direzione. Snervante, certo, ma anche accettato a causa della nostra curiosità di vedere finalmente riempiti certi buchi della grande narrazione.

Non saranno tappati tutti, per fortuna. Ma la soluzione alla fine arriva. Deve arrivare, fisiologica e anche non diligentemente costruita. Quindi che si raccolgano pure, ancora una volta, i sentenziatori dei finali delle serie tv, con i loro dogmi e le loro damnationes memoriae. Si rassegnino soprattutto alla (a volte bella) semplicità del medium di cui sono spettatori, anche quando esso cerca di farsi passare per sofisticato. Laddove si credeva che si parlasse dei massimi sistemi, alla fine si è sempre voluto raccontare una storia normale in cui i viaggi nel tempo potevano esserci come non. Potrà apparire estemporaneo, ma il colpo di scena, una volta compreso negli scopi e nelle implicazioni, è la giusta nota dolce-amara per congedarci da Dark. Congedarci da un mondo (o da mondi) grande e piccolo, importante ed insignificante al tempo stesso, dove non esiste né un vero Bene né un vero Male, ma solo due sensazioni potenti e vitali come l’amore e il dolore. Auf Wiedersehen, Winden!