Luna nera
2020
Luna nera è una serie tv del 2020, ideata da Francesca Manieri, Laura Paolucci e Tiziana Triana
Si sarebbe potuto gridare al miracolo, ma ci accontentiamo anche di qualcosa di meno. La curiosità di stabilire che cosa fosse, o cosa potesse essere, questa produzione Netflix era effettivamente tanta; non solo per l’essenza di genere che Luna nera si portava appresso, ma anche per vedere quanto potesse inserirsi in un panorama seriale fantasy di cui si sapevano già i dominatori e l’entità del gap che avrebbe infine mostrato di fronte ai big di produzione americana. La risposta è tutto sommato positiva, grazie ad un team creativo tutto al femminile che ha cercato di dare credibilità innanzitutto alla storia e tra cui, oltre all’autrice dei romanzi originali Tiziana Triana, emerge la figura di Francesca Manieri, già sceneggiatrice di due ottimi prodotti cinematografici di genere come Veloce come il vento e Il primo re, entrambi di Matteo Rovere. C’è certamente, in prima battuta, la volontà di offrire una storia femminista, anche se non siamo di fronte ad un ribaltamento narrativo così inedito; tuttavia l’impressione, dopo queste prime sei puntate, è quella di aver ricevuto molti spunti interessanti.
Nella Roma del XVII secolo e in piena caccia alle streghe, la giovane Ade scopre di essere dotata di poteri magici, tramandatigli dalla sua famiglia. La ragazza troverà rifugio, insieme al fratellino Valente, presso una famiglia di streghe che da anni si nasconde per evitare il rogo. Nel frattempo, i Benandanti, un gruppo di fanatici guidati da Sante, catturano donne per purificare il mondo dalla stregoneria. La guerra tra le due fazioni è ormai inevitabile, mentre Ade si innamorerà di Pietro, figlio di Sante. Molta carne al fuoco dunque, non solo di strega. Il primo aspetto positivo è dato proprio dalla caratterizzazione di tutti i personaggi, perfettamente delineati dal loro passato, dalle loro convinzioni e, soprattutto, dai loro conflitti. In un micro-mondo dove esistono soltanto il bianco e il nero, ogni uomo o donna che abbia un ruolo più o meno importante nella vicenda è invece pieno, o piena, di sfumature. Inevitabile che sia così, visto che siamo pur sempre all’inizio di quel viaggio dell’eroe dove ogni decisione implica il non ritorno.
Ed è così che siamo portati ad apprezzare ancora di più personaggi come Leptis, donna non dotata di poteri ma fedele alla causa delle streghe per amore della leader Tebe, o come Persepolis (una giovanissima e bravissima Adalgisa Manfrida), divisa tra la lealtà per la famiglia e l’amore per lo scudiero dei Benandanti Spirto. Alla fine si ritorna sempre lì: due sentimenti così forti non potranno che collidere. Degli ottimi intrecci e motivazioni. Peccato che la serie sia parecchio danneggiata dalla goffa e legnosa recitazione dei giovani attori protagonisti e da certe ingenuità di tipo tecnico perfettamente evitabili, come un montaggio troppo caotico nei frangenti action. Ci saremmo trovati altrimenti davanti ad un’operazione televisiva davvero sorprendente, ma la speranza è per un proseguo ancora più ambizioso. Ed in effetti l’altro merito da riconoscere a chi ha scritto questa serie è quello di aver saputo creare, in soli sei episodi, una struttura narrativa perfettamente funzionante dall’inizio alla fine. Nelle ultime puntate i colpi di scena non mancano sicuramente e l’epilogo intitolato Lux offre un bellissimo turning point e un altrettanto efficace ribaltamento morale, un cliffhanger che, in maniera perfettamente costruita, crea l’attesa per un seguito.