Spirito del bis
La discesa dello spirito su Non si sevizia un paperino
Cos’è lo Spirito del bis? Difficilissimo. Uno ce l’ha ben chiaro dentro di sé, che cos’è, ma se cerca di ingabbiarlo nelle parole fugge, scappa, evade. E si corre il rischio di fare un sacco di parole inutili. Lo spirito del bis (che non ha niente a che vedere con lo Zeitgeist) è l’inespresso inesprimibile di “questo” cinema. “Questo” nel significato che capite senza bisogno che si aggiunga altro. “Questo”, sul quale è stata benedetta ed edificata la nostra chiesa, poiché, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, senza che nessuno capisse quel che dicevo, la nostra è senza dubbio una chiesa, depositaria di preziosissimi segreti. Meglio entrare subito nel mezzo delle cose… Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci tutti quelli che leggono l’hanno visto. Non so quando abbiano fatto la prima proiezione pubblica, non so cosa abbiano tagliato in censura, non so se al posto di Tomas Milian ci dovesse essere Marlon Brando, non so se il nano spacciato per un bambino nella scena con Barbara Bouchet nuda sia poi andato a casa a farsi una sega. Non mi interessa l’aneddotica, il codicillo. Carta straccia, buona per Professori e studiosi. Io sono un prete, a me interessa lo spirito del film. E c’è solo una scena dove catturarlo.
Quando Florinda Bolkan, la Maciara, la zingara scura e stracciona con la faccia magra della brasiliana, viene suppliziata nel cimitero. Per favore, non perdetevi nei dettagli inutili: chi sono i caratteristi che la straziano, se nel dvd filippino c’è un istante in più che in quello jugoslavo… State in silenzio, nel cimitero, sotto il sole, tra gli schianti, dentro le ferite che gemmano sul corpo della Bolkan, nella perfezione aurale dei refrain di Ornella Vanoni, del muro bianco di calce del martirio… I carnefici se ne vanno, lei a terra, la musica. Ecco: lo spirito è disceso sul film, che cessa di essere quel film e diventa una porta attraverso la quale uno entra. Dove entra? Entra, punto. E se non entra, spiace per lui, allora deve essere l’evangelico cammello che vuol passare per la cruna. “Ma se è così, chissà perché, penso ancora ai giorni insieme a te…”: la Maciara ha strisciato fin sulla strada, dove tutto va sfumando. La sua vita, la musica, la scena, la faccia di quei bimbi sull’auto. Ite missa est…