Dopo i giochi di prestigio a cui il cinema ci ha abituato con l’inossidabile esercito dei vari prequel, sequel, reboot e remake degli ultimi anni, sembra che il 2015 sia l’anno dei ‘bootquel’.
Meditatio Mortis
Erano anni di beata e beota spettacolarità anarcoide, quelli a cavallo tra i 70 e gli 80, marchiati a fuoco soprattutto da una pornografia dell’intrattenimento che muoveva pedina per egemonizzare gli abbonati. Di mezzo e d’intorno, strane fenditure e crepe logiche si diramavano senza controllo: nei selvaggi palinsesti spesso improvvisati delle spericolate emittenti private, tra sessioni di La linea di Cavandoli e blocchi di cartoni Hanna & Barbera non era cosa rara incappare in pomeridiane mastectomie sbattute in faccia al dettaglio o vedersi servito il trailer di Africa dolce e selvaggia a base di bestie tracheotomizzate e clitoridectomie come dessert del pranzo.
Salò, quindici anni di visioni
Per storicizzare un film come Salò (1975), si richiede un approccio diverso, almeno in parte autobiografico – e chi legge è invitato a ripercorrere la sua, di storia.
Torture Porn
Nel novembre del 2006 davamo alle stampe il Dossier 2000 Incubi in cui tracciavamo, giocando d’anticipo, le ramificazioni del nuovo cinema dell’orrore all’interno della società americana. Partivamo da una considerazione tanto lampante quanto rivoluzionaria: la New wave dell’horror americano aveva riscoperto nuova linfa e cattiveria dopo gli avvenimenti di quel fatidico 11 settembre.
Martyrs: oltre il sangue, la pelle e gli occhi dei martiri
E tu vivrai nel terrore dell’aldilà. Da Internet cara nostra apprendiamo che l’insigne avvocato Gino Trespioli, trapassato nel 1939, dedicò parte importante della sua vita agli studi ultrafanici, e anche da morto alacremente produsse testimonianza della Verità dell’Oltre, con lettere dettate alla medium sua sodale Bice Valbonesi (cit. Astrascienza.com).
Il conto è chiuso: torture e morte a Salò
Sono passati diversi anni da quando pubblicammo su Nocturno cartaceo questo studio piuttosto dettagliato sulla parte finale di Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini.
Le facce della morte 2015
Per André Bazin la rappresentazione cinematografica della morte reale è qualcosa di osceno. L’osceno, stante l’etimologia, è quello che dovrebbe stare al di fuori della scena, che non dovrebbe essere mostrato. La morte, come l’amore, cioè l’atto sessuale, nella cogitazione del filosofo francese, si vivono come “negazioni assolute del tempo oggettivo”.
Salò: la personalità delle vittime
Affrontare il tema delle torture di Salò implica, inevitabilmente, tracciare preliminarmente dei ritratti delle singole vittime, dei fanciulli e delle fanciulle.
Salò, ultimo girone: prima sessione
Una struttura “matematica” è decisamente ravvisabile nel modo in cui le torture vengono scandite in Salò . Essa si basa sul ritorno costante e ossessivo del numero 4. Quattro sono le sessioni di morte, quattro i carnefici, quattro le vittime che di volta in volta patiscono le sevizie, quattro gli assistenti dei torturatori.
Salò, ultimo girone: seconda sessione
La seconda serie di atrocità sui fanciulli viene perpetrata con Valletti nel ruolo del voyeur. Da destra a sinistra, vediamo (nell’ordine che ricostruiamo e non secondo ciò che il montaggio ci propone) una vittima sodomizzata da Quintavalle e Faridah Malik scalpata dallo stesso carnefice, il Presidente, che alla terza vittima, Bruno Musso (Carlo nel film), cava l’occhio sinistro con un pugnale.
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