Caro Babbo Natale. Una lettera horror
Tre desideri per il cinema del 2025
Caro Babbo Natale,
quest’anno come regalo vorrei più horror italiano nelle sale. Guardare un film dell’orrore dentro un cinema funziona ancora, sai, soprattutto quando in grado di costruire il prodotto giusto e – perché no – confezionare l’evento: lo ha dimostrato l’incasso clamoroso di Terrifier 3, anche in Italia, che è stato generalmente insultato e sbeffeggiato soprattutto dalla critica più autorialista. E se invece, caro Babbo, Damien Leone avesse ragione? Se ci fosse un motivo per cui i ragazzini pagano 8, 9 o 10 euro ed entrano in quella sala per vedere Art the Clown? Certo, sappiamo benissimo quali sono i meccanismi che oggi muovono l’Evento: basta un reel, una storia su Instagram, un meme su TikTok, si sparge la voce… E poi il pagliaccio assassino sfida la sopportazione di chi guarda, proponendo un gore sempre più estremo: ecco allora l’adolescente che mentre paga i popcorn si chiede se riuscirà a sopportarlo. Ed ecco finalmente un horror senza messaggio: non c’è traccia sociale e politica, è solo un bagno di sangue. Caro Babbo, abbiamo forse esagerato con l’elevated horror? E qui arrivo al desiderio per l’anno nuovo, sotto forma di una grande domanda: perché non lo fanno anche gli italiani? Perché qualcuno non prova a confezionare un prodotto viscerale, sanguinario, spaventoso che possa funzionare dentro una sala? Per la verità, qualcuno ci sarebbe: The Well di Zampaglione è stato il Terrifier italiano, nel suo piccolo, portato in giro a braccio ma con un’ottima media copia, come dicono gli esperti. Allora, caro Babbo, coi tuoi poteri potresti consigliare di proseguire su quella strada, o almeno provarci, hai visto mai…
Come secondo desiderio vorrei una discussione più profonda sull’horror. Io e te lo sappiamo che mala tempora currunt: il livello di riflessione attuale corre sui social network, al grido di merda o capolavoro, dove tutto è bianco o nero, bandita ogni sfumatura e qualsiasi possibilità dialettica che sia argomentata. Lo dimostra il nostro post su Facebook che lancia la recensione in anteprima di Nosferatu di Robert Eggers, a cura di Dikotomiko ovvero Massimiliano Martiradonna: nell’agone dei commenti c’è di tutto, soprattutto insulti e giudizi sommari, un vero e proprio campionario del non-pensiero critico eletto come regola di vita. Nello zoo dei cervelli c’è persino chi propone l’abolizione delle anteprime stampa, ossia di uno strumento del nostro lavoro, affinché tutti possano vedere lo stesso film nello stesso momento, livellando grillinamente il giudizio… Caro Babbo Natale, potresti spiegare finalmente che uno non vale uno? Sappiamo bene che lo strumento social è tenacemente inadatto all’analisi, naturale, eppure il grado di discussione sull’horror in Italia resta molto sotto al livello di guardia, ma proprio in questo tempo terrificante di una discussione seria, di uno scambio fertile avremmo molto bisogno.
Come terzo e ultimo regalo vorrei dei grandi horror per il 2025. Quali? Non lo so, lascio fare a te, ma basta che ci siano perché dopo un’annata fortunata (un solo grido: The Substance) è sempre necessaria una conferma. Brancolando nel buio, posso solo fare una scommessa pascaliana: punto su They Follow di David Robert Mitchell, il sequel di It Follows dieci anni dopo, uno dei pochi horror davvero fondamentali del nuovo millennio; in alternativa mi va bene anche The Monkey di Oz Perkins tratto da Stephen King. Ma mi rimetto a te, dear Santa, alla scia magica delle renne: sorprendimi. E se non riesci a sorprendermi, confondimi. Fammi paura.
Per sempre tuo.