Intervista a Lin Shaye
La medium Elise, uno dei personaggi chiave della saga, torna anche in Insidious 3. Con un bel carico di depressione…
Ciao Lin e grazie per questa intervista. Partirei subito parlando del tuo personaggio. In Insidious 3 interpreti sempre la medium Elise, ma, trattandosi di un prequel, che tipo di personaggio dobbiamo aspettarci? È una Elise ancora ingenua e ignara di tutto o ha già la consapevolezza che esiste una dimensione soprannaturale molto minacciosa?
Insidious 3 è una vera e propria storia di origini. E devo dire che sono molto felice che abbiano voluto incentrarla sul mio personaggio, visto che mi hanno ammazzata già nel primo film (ride). La storia è ambientata nel 2008, prima dell’incontro con Specs e Tucker e, soprattutto, prima dell’incontro con la famiglia Lambert. Leigh Wannell ha scritto una storia bellissima partendo proprio dal mio personaggio, che qui vediamo per la prima volta in un momento particolarmente doloroso della sua vita a causa di un grave lutto, e direi che il tema centrale del film è proprio quello del dolore causato dalla perdita di qualcuno che ami. Apprenderemo quindi che il marito di Elise si è suicidato a causa della depressione e che lei era già consapevole di essere in grado di comunicare con l’Aldilà. Anche se non lo vediamo nel film, sapremo che Elise ha già oltrepassato la barriera con l’Aldilà per cercare il marito, e che quando è tornata qualcosa di maligno l’ha seguita e ha cercato di ucciderla. In seguito a questa terribile esperienza, ha deciso di non usare mai più le sue abilità da medium: è diventata agorafobica e vive come una reclusa, girando per casa in vestaglia e occupandosi solo del suo giardino. Diciamo che quando la vediamo per la prima volta, Elise è una persona che ha toccato il fondo. Ed è qui che la sua storia si intreccia con quella della famiglia Brenner, che lei aiuterà in questo capitolo della serie. La prima a cercare il suo aiuto è l’adolescente Quinn, la cui madre è morta per un cancro al seno. Si tratta quindi dell’incontro di tre persone accomunate dal lutto: Elise che ha perso il marito, Quinn che ha perso la madre, e suo padre Sean che ha perso la moglie. È una storia bellissima e molto profonda, molto diversa dai primi due film, che credo saprà dare emozioni a chiunque. Durante il film vedremo Elise riappropriarsi della sua vita, incontrare Specs e Tucker e risollevarsi dal baratro emotivo grazie all’aiuto che saprà dare ai Brenner.
Quindi non vedremo Elise indossare il suo tradizionale vestito, che ormai è un marchio di fabbrica della serie, e l’ormai leggendaria sciarpetta gialla?
(scoppia a ridere)…. qui entriamo nel campo degli spoiler. Ma forse questo segreto te lo posso rivelare: ebbene si; prima della fine del film rivedremo Elise con la sua classica tenuta e senza la sua vestaglia da depressa. E con questo, possiamo chiudere l’aspetto fashion del film (continua a ridere).
Benissimo. Questo è molto confortante per noi fan di Elise. Come ci piace sapere che vedremo la nascita del team di ghostbusters composto da Elise, Specs e Tucker. Avete pensato ad un eventuale spin-off della serie, magari dedicato alle avventure paranormali del Team?
Sicuramente Jason Blum, il produttore, ci avrà pensato perché mi ha sempre detto di essere dispiaciuto che il mio personaggio morisse nel primo film. E durante le riprese mi ripeteva: «Sei sempre stata tu la chiave del successo di Insidious e finalmente gli spettatori ti possono rivedere viva». Non posso rivelare molto, ma diciamo che il film finisce lasciando aperta la porta per qualcosa di simile a quello che dicevi tu. Comunque, le scene in cui Elise mette in piedi la squadra con Specs e Tucker sono veramente fantastiche, te lo garantisco. E personalmente mi sono divertita moltissimo a lavorare con questa squadra creativa che ormai considero come una famiglia. Quindi spero vivamente che siano altre avventure dedicate ad Elise e il suo team.
Hai appena detto che tutta la squadra creativa di Insidious è come una grande famiglia, di cui Leigh Wannell è ovviamente il fulcro. In Insidious 3 Leigh è sia regista che sceneggiatore, oltre a recitare nella parte di Specs. Come è stato essere diretta da lui?
All’inizio delle riprese Leigh era abbastanza preoccupato, ma ci siamo fidati ciecamente di lui, perché ha creato la serie e la conosce in ogni dettaglio. Ammetto che sulle prime anch’io ero un po’preoccupata, anche perché il metodo di regia di Leigh è abbastanza diverso da quello di James Wan, che ha diretto i primi due capitoli. James ha un’impostazione molto precisa e prettamente visiva, mentre Leigh dirige in maniera più emozionale e personale, avendo creato lui i personaggi. Così capitava spesso che mi desse così tante informazioni su Elise che rimanevo confusa. Come saprai, ogni attore ha un suo metodo per prepararsi alla parte. Io sono una che ha sempre lavorato sodo e mi presento sul set preparatissima: so tutte le battute a memoria e ho ben chiare le motivazioni del mio personaggio. Leigh, invece, è talmente esuberante (ed è una delle cose che adoro in lui) che ti inonda di informazioni supplementari sul personaggio, avendolo creato lui; figurati che mentre giravamo alcune delle scene più importanti per il personaggio di Elise mi accorgevo che da dietro il monitor ripeteva o anticipava le mie battute (ride). A quel punto mi dovevo fermare e, sempre scherzosamente, gli dicevo: «Leigh, la mia parte la so a memoria. Puoi evitare di ripeterla anche tu?». E lui, poverino, arrossiva e si scusava subito. Quindi è capitato che qualche volta la sua idea del mio personaggio fosse in conflitto con la parte che lui stesso aveva scritto per me, con gli inevitabili malintesi e sovrapposizioni. Però nel giro di poco tempo abbiamo trovato il giusto equilibrio trai suoi continui input ed il mio metodo di recitazione vecchio stampo e tutto è andato a meraviglia. E devo dire che Leigh è veramente un genio: non c’è nulla che non sia in grado di fare e ha un gran senso dell’umorismo, che lo rende veramente adorabile.
È comprensibile che Leigh sia molto legato ai personaggi che ha creato, anche perché lui è il vero tenutario di tutti i segreti della serie di Insidious. Però, non trovi bellissimo che abbia dedicato al tuo personaggio un storia di origini? Non ti fa sentire come una specie di super-eroe?
Assolutamente sì! Secondo me, e non lo dico solo perché lo interpreto io, la trasformazione di Elise da donna sconfitta e depressa in una specie di esplosiva furia della natura, è una delle cose migliori del film e che spero piaccia anche al pubblico. E lo ripeto anche ora, pubblicamente: «Grazie Leigh per questa meravigliosa opportunità! Tu e James Wan siete i migliori registi con cui ho avuto la fortuna di lavorare».
Come ultima domanda, vorrei chiederti cosa rappresenta per te l’Altrove. Lo vedi come una specie di Limbo, di Inferno o una via di mezzo?
Personalmente, credo che l’Altrove sia una sorta di Limbo, dove tutto è, come dire…galleggiante; un luogo dove c’è tanta malvagità, ma anche dei residui di bontà. Chiunque varchi quella dimensione, dove le anime che ci dimorano vogliono disperatamente tornare nel nostro mondo, diventa una specie di contenitore vuoto. E bisogna stare molto attenti a cosa potrebbe seguirci se e quando facciamo ritorno dall’Altrove. Questo in fondo è il dilemma centrale di ogni film della serie di Insidious, ovvero che quando si comunica con una di queste anime, tutte le altre possono captare il richiamo e approfittarne per fuggire. Mi viene da fare un paragone con i film classici di zombi, dove masse di non morti brancolano emettendo i tipici gemiti (ridendo fa il verso degli zombie). Quando gli zombi sentono un richiamo esterno, si accalcano vero la fonte di quel suono o rumore e in genere sono guai. Quindi, l’Altrove è un posto molto pericoloso, dove non sempre si entra in contatto con l’anima con cui vuoi comunicare. E potrebbe anche essere una metafora della nostra vita e dei nostri processi mentali: quanti e quali stimoli del mondo esterno vogliamo o possiamo far entrare nella nostra mente? Comunque, ti ringrazio perché mi hai fatto una domanda molto bella.