L’ALDIQUÀ – Never Flinch, l’America oggi di Stephen King

Verifiche sull’horror di oggi. Una rubrica di Emanuele Di Nicola
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Alla fine delle 498 pagine dell’ultimo romanzo di Stephen King, posso dirlo: Never Flinch è il suo America oggi. Cosa significa? Partiamo da una premessa fondamentale: come spiega lo stesso Re nella consueta nota finale, è stato un libro difficile, duro da scrivere, più volte sull’orlo dell’abbandono sia per problemi fisici (un intervento all’anca) sia per l’insoddisfazione dell’autore e del suo entourage – ovviamente King è un’azienda. Ma al termine della navigazione è arrivato in porto, costituendo, va detto subito, non il migliore risultato dal maestro negli ultimi anni. D’altronde proprio nella contemporaneità Stephen King aveva esaltato la sua letteratura, rendendola sempre più politica: basti pensare al racconto Elevation, un affresco sci-fi del primo Trump, oppure al recente Holly del 2023, magnifico, che è il primo horror post-Covid scritto con guanti e mascherine, e soprattutto una storia dell’orrore sui vecchi che mangiano i giovani. Più attuale di così…

Con Never Flinch si cambia registro. È un King non horror, un thriller puro che vede protagonista Holly Gibney, l’investigatrice privata spesso al centro degli ultimi romanzi e racconti, una signora che passa del tutto inosservata ma che ha un intuito fenomenale, facendo dell’anonimato la propria forza sino ad arrivare dove gli altri detective non arrivano. Una che ha sconfitto perfino l’Outsider, chi ha letto l’omonimo libro (e/o visto la serie) sa di cosa parlo. Qui Holly però esce dal soprannaturale per entrare nelle maglie di un racconto corale: alla base c’è un serial killer che compie omicidi per procura, ossia uccide degli innocenti al posto dei giurati colpevoli che hanno condannato ingiustamente un uomo accusato di pedofilia, poi morto tragicamente in carcere.

Non a caso il sottotitolo italiano è La lotteria degli innocenti: l’idea è quella di vendicare la vittima non ammazzando i colpevoli, ma appunto innocenti a caso, spesso estratti dalle fasce deboli come clochard e tossici, lasciando sui cadaveri i nomi dei veri giurati. Intanto si preparano due grandi eventi: il concerto di tale Sista Bettie, cantante nera e diva planetaria, e lo spettacolo-comizio di Kate McKay, la maggiore femminista del Paese. La protagonista Holly viene assoldata proprio per farle da guardia del corpo, perché Kate è assediata da spostati di varia risma, tra cui soprattutto uno… Tanti personaggi, vicende lunghe e complesse che alla fine s’intrecciano per la resa dei conti.

Stephen King disegna l’affresco di un’America di pazzi, segnata da maniaci religiosi, anti-abortisti, folli di estrema destra e psicopatici, tutti insieme nello stesso calderone. Seppure non squisitamente horror, vi inserisce molti elementi della cineletteratura dell’orrore: i mostri della storia sono essenzialmente due, che costituiscono una doppia variazione all’archetipo di Psycho di Alfred Hitchcock, l’uno che parla col padre morto e l’altro che si trasforma nella sorella. Ma la “mostrificazione” stavolta è complessiva, ovvero investe un po’ tutti gli Stati Uniti 2025. Gente strana e deviata si annida a ogni angolo della strada, ti salta addosso in ogni momento.

Il romanzo procede un po’ col pilota automatico, regala pagine potenti ma anche il ripasso di certi stereotipi, che tradiscono forse una vena meno felice di altre occasioni (la detective cerca un particolare che le è sfuggito, qualcosa che ha visto ma non riesce a mettere a fuoco… ancora). A ogni modo, alla fine arriva chiaro e forte il messaggio di uno Stephen King altmaniano: questa è l’America oggi, speriamo non domani.

LE PUNTATE PRECEDENTI
#1 L’ELEVATED HORROR DOPO NOSFERATU
#2 WOLF MAN, LA BELVA È DENTRO
#3 “QUESTO NON È UN HORROR”
#4 HORROR E AI, C’È UN PROBLEMA
#5 THE SUBSTANCE E L’OSCAR AL MAKE-UP DA NON SOTTOVALUTARE
#6 L’ORRORE DELLA CELEBRITA’
#7 ESISTE UN’ALTRA DIMENSIONE?
#8 KAIRO CONTRO THE BLAIR WITCH PROJECT
#9 DENTRO LE STANZE DELLE TORTURE
#10 IL BOOGEYMAN E IL FINTO TRUE CRIME
#11 NICOLAS CAGE HORROR: GENIO O BUFFONE?
#12 L’IMPORTANZA DI SKINAMARINK