Curon
2020
Curon è una serie tv del 2020, creata da Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano.
Curon, ai giorni nostri. Dopo diciassette anni di lontananza, Anna Raina (Valeria Bilello, attrice di cinema ed ex volto popolare di MTV) decide di tornare, insieme ai due figli Mauro e Daria, nel paesino di montagna teatro di dolorose vicende del passato. L’incontro con il padre Thomas e il soggiorno nel decadente ex albergo di famiglia avviano una serie di eventi legati alla misteriosa maledizione che affligge gli abitanti della fredda località trentina… “Non possiamo vivere con le nostre ombre”. Una dichiarazione di intenti che definisce la progettualità di esistenze dilaniate dal conflitto interiore, e fiaccate dai dettami di un fato che gioca con le identità e il loro più intimo senso di appartenenza. In un miscuglio di tematiche note (il doppio, il suono delle campane che annunciano la morte, il senso di colpa e il soprannaturale) e luoghi-simbolo dall’evidente impatto evocativo (l’hotel, il lago), la prima stagione della serie televisiva Curon (2020 – in produzione) costruisce il suo intreccio giallo misurando la composizione di elementi visivi e narrativi in funzione della ‘suspense ad effetto’ più che dei meccanismi dell’horror come genere di appartenenza. Le località, gli angoli bui o sommersi, le presenze altre inizialmente inspiegabili, la natura circostante in versione ‘matrigna’ rimandano ad un Male sempre in agguato, che striscia senza manifestarsi, e che serpeggia in ogni forma di vita fino a contaminarla irrimediabilmente.
Il tema del doppio è il ‘fil rouge’ di tutta la storia: si presenta sotto forma di metafore, immagini, racconti, personaggi (Mauro e Daria sono fratelli gemelli), simboli; e le sue implicazioni costituiscono – o dovrebbero costituire – la deriva terrificante del conflitto identitario. Ma è proprio al livello rappresentativo dell’esplosione del Male che la serie sembra fare dietro front, quasi temendo di andare fino in fondo – e lo sviluppo del personaggio di Lukas (Luca Castellano) si rivela, in tal senso, emblematico. Un peccato, in quanto le potenzialità ci sono tutte. Dalle riprese inquietanti del campanile semi-sommerso (unico simbolo rimasto di un antico territorio distrutto) all’impiego strumentale della luce e dei colori, dal gruppo di adolescenti svegli e problematici (notevoli le interpretazioni di Margherita Morchio e Federico Russo, quest’ultimo visto anche ne I Cesaroni e Don Matteo) alle rivisitazioni del concetto di ‘doppelganger’, la serie presenta un piano originale di trattazione di un proprio punto di vista sulle cose ma, spesso, carica troppo le linee narrative o semplifica eccessivamente svolte e risoluzioni.
Produzione originale italiana creata per il servizio streaming Netflix (disponibile sulla piattaforma dal 10 Giugno), i sette episodi di cui la serie si compone sono stati girati a Curon Valvenosta, sul lago di Resia (in provincia di Bolzano), e sceneggiati da Ivano Fachin, Giovanni Galassi, Tommaso Matano e da Ezio Abbate, già sceneggiatore di Suburra – La serie. Accolta dagli utenti in maniera controversa, il finale della prima stagione lascia presagire un seguito ma, ad oggi, non e’ ancora data per certa la produzione di una Curon 2. In attesa di sapere se e per chi, in un prossimo futuro, suoneranno ancora una volta le campane, provate a soggiornare temporaneamente nel mondo di Curon: al netto di gusti e piaceri personali, non vi lascerà indifferente.