Il buco
2019
Il buco è un film del 2019 diretta da Galder Gaztelu-Urrutia.
La fantascienza sarà sempre il genere migliore per mandare un messaggio chiaro e fortemente politico allo spettatore. Lo sanno bene Bong Joon-ho e Vincenzo Natali, che con i loro Snowpiercer e The Cube, hanno avuto il coraggio di mettere in scena uno spettacolo avvincente, ma sempre più attuale. Un mezzo di cui si servivano anche John Carpenter e David Cronenberg, ma è anche vero che, con il passare del tempo, all’interno del genere, risulta sempre più difficile trovare registi in grado di suscitare emozioni forti e inquietanti, attenendosi così strettamente alla nostra realtà. Per fortuna che in mezzo a un marasma di banalità ed effetti speciali, sbuca dal nulla un autore coraggioso e ambizioso come Galder Gaztelu-Urrutia, che con il suo The Platform – in Italia Il buco – riesce a portare attraverso la piattaforma di Netflix una ventata d’aria fresca. La trama è molto semplice ma è anche metafora, per lo spettatore, di un messaggio molto attuale e importante.
Siamo in una grande prigione strutturata verticalmente, a forma di torre, e ogni mese un uomo si sveglia in una stanza, all’interno di un livello diverso, con una persona sconosciuta. I detenuti, sono alimentati per mezzo di una piattaforma che scende gradualmente i livelli della torre. Ogni prigioniero è tenuto a prendere la sua giusta razione di cibo ma, come si può immaginare, i privilegiati dei primi piani hanno la capacità di prendere molto più cibo, lasciandone ingiustamente di meno per quelli che sono sotto di loro. Toccherà al protagonista, ovvero Goreng, interpretato da Ivan Massagué, cercare una soluzione per ristabilire l’ordine all’interno dell’edificio. È chiaro sin da subito che ci troviamo davanti a un prodotto completamente ispirato dalle pellicole fantascientifiche del passato, in primis da quelle già citate a inizio recensione. Allora dove sono i pregi? Ciò che colpisce è la straordinaria maturazione del nostro protagonista, grazie anche un’ottima interpretazione di Massagué, che da semplice uomo innocente e privo di ogni spiegazione, diventa una persona folle e totalmente legata ai suoi obiettivi. I personaggi secondari e gli ambienti attorno a lui donano veridicità e tensione scena dopo scena, immergendoci in un contesto che tanto irreale non sembra.
Al regista bastano semplicemente un luogo oscuro, misterioso e delle persone per imbandire una rappresentazione dell’egoismo umano, sempre più avido e concentrato a soddisfare i propri desideri. Dunque serve un messaggio, un qualcosa (o qualcuno) per svegliare l’essere umano e invogliarlo a una cosiddetta “solidarietà spontanea”, elemento sul quale permea l’intera vicenda narrata dal regista. Ovviamente non è tutto oro quello che luccica. Il film certe volte si ferma per caratterizzare ancora di più il protagonista e, per quanto sia interessante notare il suo cambiamento emotivo e psicologico, il ritmo ne risente un po’, ma sono difetti di poco conto se pensiamo al fatto che ci troviamo davanti a un esordio vero e proprio. Galder Gaztelu-Urrutia infatti si comporta bene dietro la macchina della presa, con una regia efficace e una fotografia interessante, ma soffre di tutti i difetti tipici delle opere prime. Tuttavia Il buco è un film ben riuscito che, seppur ispirato al passato, riesce a comunicare allo spettatore un messaggio chiaro e conciso, creando anche un enorme curiosità per il futuro di questo autore.