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La prova

2025
Titolo Originale:
Genombrottet
REGIA:
Lisa Siwe
CAST:
Peter Eggers (John Sunding)
Mattias Nordkvist (Per Skogkvist)

Il nostro giudizio

La prova è una miniserie del 2025, diretta da Lisa Siwe.

Una delle cose più contemporanee che abbia visto negli ultimi anni è sicuramente La prova, miniserie Netflix in quattro puntate (in tutto 152 minuti), svedese, per la regia di Lisa Siwe, tratta dal libro della giornalista Anna Bodin e del genealogista Peter Sjölund, ma soprattutto ispirata alla più lunga indagine nella Storia della Svezia. Il titolo originale suona più come “la svolta”, internazionale The Breakthrough, perché di autentico colpo di scena si tratta. Siamo nella città di Linköping, poco più di centomila abitanti, nel 2004. Un bambino di origine libanese sta andando a scuola tranquillo, come ogni mattina, quando all’improvviso uno sconosciuto si avvicina a lui e lo accoltella. Assistendo alla scena, una signora che passa prova a intervenire ma anche lei viene pugnalata, morirà qualche giorno dopo in ospedale. Il piccolo muore sul colpo. Una terza testimone, invece, intravede l’assassino in fuga che è un maschio intorno ai trent’anni, ma visto di spalle e protetto da un berretto: non è in grado di fornire indicazioni particolari. Tutto parte da qui, dal duplice omicidio, uno particolarmente odioso perché riguarda un bimbo, un evento banale e brutale che sconvolge ancora di più perché avviene nella patria del welfare nordico, che però è anche la terra che uccise il premier Olof Palme, storico cold case degli anni Ottanta.

A ogni modo, sul luogo del delitto viene convocato il detective John Sunding (Peter Eggers), archetipo dell’investigatore ossessionato dal lavoro, peraltro con moglie incinta in avanzata gravidanza, un particolare che lo coinvolge sempre più intimamente nell’omicidio di un bambino che potrebbe essere suo figlio. Per paradosso, però, entrando nella rete dell’indagine finisce per trascurare proprio la donna. L’inchiesta infatti subito si rivela complessa, difficile: gli indizi sono molto vaghi, quasi evanescenti, forse un crimine di odio razziale, ma nessuno è sicuro e non si trova un sospettato. C’è solo un oggetto: il berretto del killer che viene rinvenuto lì vicino, dal quale si può ricavare il codice genetico e quindi il DNA. Parte allora uno screening di pregiudicati e tipi strani della zona, che in breve si avvita nel nulla: quel DNA sembra non appartenere a nessuno. Intanto John, che esercita il suo ruolo con umanità, si tiene in contatto con le famiglie delle vittime e conosce la loro disperazione, soprattutto della fascia più debole, cioè la famiglia araba migrante; proprio al padre del bambino fa una promessa, si impegna a trovare l’assassino. Il principio è lo stesso che muove il romanzo La promessa di Friedrich Dürrenmatt, oppure il personaggio di Jack Nicholson nella trasposizione di Sean Penn, ossia: una volta fatta non si torna più indietro. La parola data al parente afflitto, l’impegno a trovare il responsabile ti perseguita tutta la vita.

Ma qui interviene una novità, che cala il racconto nelle maglie del presente. Negli anni l’indagine è fallita, l’omicidio si prepara ad entrare nella sezione casi irrisolti. Irrompe sulla scena la figura di Per Skogkvist (Mattias Nordkvist), genetista, ultima speranza. Sunding, ormai invecchiato, ormai divorziato, adocchia l’esperto proprio perché ha contributo a sbloccare un noto caso freddo, decide di proporlo come extrema ratio per gli omicidi di Linköping, se non funziona neanche questa vanno in archivio. Ma Per non è un genetista qualsiasi: è un pioniere che sta tentando di fondare la genealogia genetica. Attraverso un complicato sistema di ricerche, verifiche e incroci è in grado di andare indietro nel tempo e ricostruire un albero genealogico a partire dal singolo DNA, a ritroso fino all’Ottocento, e dunque sarebbe capace di isolare un contesto geografico e familiare in cui trovare il killer. A quel punto, in un gioco di cerchi concentrici, per forza di cose bisogna arrivare a un sospettato. Il metodo incerto e sperimentale (“E’ legale?”, si chiedono molti) viene prima accolto con scetticismo, portando allo scontro tra John e Per, ma poi gradualmente apre uno spiraglio… Senza andare oltre, mi limito a dire che La prova prende la forma di un crime dolente e malinconico, avvolto nel crepuscolo nordico, mirabilmente diretto senza strafare, con la giusta misura, e retto da due interpretazioni perfette agli antipodi, anche fisici, la forma da corridore di Eggers contro il sovrappeso nerd di Nordkvist. Per suggerire la sua potenza mi mordo la coda e torno all’inizio: è una delle rare visioni che rappresenta esattamente il progresso scientifico nell’indagine di oggi, l’evoluzione implacabile, il primato del DNA per cui ogni delitto diventa imperfetto. Gli assassini presi dopo anni. Vederla mentre si riapre il caso Garlasco fa un’impressione particolare…