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Mindhunter – Stagione 2

2019
Titolo Originale:
Mindhunter
REGIA:
David Fincher, Carl Franklin, Andrew Dominik
CAST:
Jonathan Groff (Holden Ford)
Holt McCallany (Bill Tench)
Anna Torv (Wendy Carr)

Il nostro giudizio

Mindhunter – Stagione 2 è una serie tv del 2019, ideata da Joe Penhall.

“Io credo che tutte le grandi cose vengano create con metodo e pazzia, dottoressa Carr”. Il lavoro investigativo dell’Unita’ di Scienze Comportamentali di Quantico, sezione speciale dell’FBI, è ufficialmente riconosciuto dagli alti ranghi direzionali. E per Bill Tench, Holden Ford e Wendy Carr, e’ tempo di uscire definitivamente dal seminterrato: la profilazione sistematica dei comportamenti degli assassini seriali diventa parte essenziale della lotta a forme di violenza efferata e, fino a quel momento, insondabile. La seconda stagione di Mindhunter, disponibile sulla piattaforma Netflix, preserva sia la cifra stilistica sia l’impronta narrativa della prima stagione. Stessi titoli di testa – che dall’unione di carne e tecnologia partoriscono un binomio ‘mostruoso’; stessa ambientazione cupa e soffocante – che delle atmosfere inquinate di Se7en, Zodiac e Uomini che odiano le donne riprende la carica visiva opprimente e destabilizzante. Stesso ‘deus ex machina’, dopotutto, a informare lo sviluppo di una trama affascinante e complessa. David Fincher torna a raccontare di assassini, quelli che ci fanno più paura e, allo stesso tempo, ci incuriosiscono al limite del morboso. E lo fa, in parte, dal loro punto di vista, dando voce a ricordi, impressioni, emozioni, verità e credi soggettivi. Dall’altro, mostrando il processo di sottile analisi e codifica messo in atto dai nuovi esperti del profiling.

Le interviste con i serial killer, i confronti diretti attraverso dialoghi stringenti tra investigatori della mente e brutali torturatori e uccisori, rimangano la componente centrale della narrazione di Mindhunter. Ma in questa seconda stagione, la cornice si fa più ampia, e il lavoro del team, in particolare, si sviluppa lungo direttive che intrecciano aspetti professionali e vicende personali. Uscire – letteralmente – dal basement puo’ trasformarsi in un’esperienza alquanto traumatica. Se ne rende ben conto l’agente Holden Ford, in prima linea nella prova sul campo dell’efficacia delle nuove teorie nell’individuazione di potenziali assassini e predatori. In trasferta ad Atlanta per indagare su una serie di omicidi ai danni di adolescenti di colore, Ford dovrà combattere contro prevenzioni, giochi di poteri e invasioni della stampa nel cuore di una comunità– di una società – che fa fatica a comprendere, ed accettare, un nuovo modo di concepire la procedura investigativa. Intanto, in sosta (più o meno) forzata nella sede centrale di Quantico, la dottoressa Wendy Carr si ritrovera’ a riconsiderare le basi fondative del suo approccio accademico all’interazione con i serial killer; e in bilico, tra doveri lavorativi e responsabilità di padre e marito, Bill Tench sara’ costretto ad affrontare una delle prove più difficili, e traumatiche, della sua esistenza.

La trattazione del Male si svincola dal puro esercizio di razionalizzazione e catalogazione – pur restando queste componenti essenziali del contesto significante nel quale le interviste sono processate dagli agenti – ed entra nel vivo dell’azione, degli accadimenti, della vita. Fincher e colleghi – Andrew Dominik, Carl Franklin – sono maestri nel restituire una realtà che ‘sa’ di terrore e angoscia oltre il controllo rassicurante della ragione: la violenza e i suoi orrori si vedono, si percepiscono, quasi si respirano nelle inquadrature dominate da una palette di chiaro-scuri di evidente matrice simbolica. E mentre il bestiario umano si profila davanti ai nostri occhi dando ancora una volta il meglio (/peggio) di se’ – tra i vari ‘mostri’: BTK, Ed Kemper, Charles Manson, David Berkowitz – la coscienza della verità è solo un’altra versione dell’orrore. Mindhunter fa il punto su una metodologia di analisi degli stati mentali che, tra le altre cose, è entrata nel linguaggio fondativo di tantissime opere audiovisive – ma di quella stessa metodologia ne evidenzia i limiti, riaffermando l’ineffabile ordinarietà del Male e delle sue manifestazioni. E’ la risposta dell’abisso a chi ha deciso di guardarci dentro da vicino. In attesa della stagione n. 3 (ma online si parla di almeno cinque programmate, in base alle intenzioni di David Fincher), vale la pena continuare il viaggio nei meandri, bellissimi e terribili, di quella cosa misteriosa che chiamiamo mente umana.