Space Sweepers
2021
Space Sweepers è un film del 2021, diretto da Jo Sung-hee.
Nell’anno 2092, lo spazio è pieno di pericolosi rifiuti galleggianti, come satelliti in disuso o astronavi deserte. E se la parte della popolazione più ricca e potente può beneficiare di un nuovo eden inaugurato su Marte, la stragrande maggioranza dei terrestri è costretta a sopravvivere come può, o restando sulla Terra, pianeta ormai inquinato e tossico, o avventurandosi intorno all’orbita nelle vesti di spazzini spaziali. L’equipaggio della Victory è proprio specializzato nella ricerca di rifiuti preziosi da poter rivendere, ma nello spazio è molto facile guadagnarsi una multa e riempirsi di debiti. Jang (Kim Tae-ri), il capitano della nave, è accompagnata da Tae-ho (Song Joong-Ki), Tiger Park (Seon-kyu Jin) e un robot transgender (Hae-Jin Yoo) in questa continua e disperata ricerca di denaro, ma il ritrovamento di una bomba dagli effetti letali e di grandissimo valore incastrerà l’equipaggio in un affare pericoloso, e i quattro saranno presto costretti a combattere contro i colleghi spazzini.
Nel film di Sung-hee Jo i punti d’interesse non mancano, dal multilinguismo del cast alle trovate visive più suggestive (il ritrovamento della piccola Dorothy, che indossa un casco bianco in una vasca di palloni bianchi). E altrettanto riuscita è l’immagine di una bambina dolce e dai vestiti colorati, la cui natura è costantemente messa in dubbio, perché scambiata per una potente arma di distruzione. Ma i problemi di scrittura, di montaggio, e quindi di ritmo, soffocano ogni lieve pregio. Il montaggio, in particolare quello degli ultimi trenta minuti, è tanto frenetico da risultare estenuante, confusionario nel seguire gli inseguimenti spaziali, irrispettoso dei momenti più sentimentali. La totale assenza di ritmo influisce così negativamente su tutte quelle scene che puntano alla tensione, alla commozione, e più in generale a far scattare qualsiasi processo empatico. E non aiutano la cattiva retorica e il sentimentalismo forzato che zuccherano tanti, troppi punti del racconto, tra flashback inondati di luce sul rapporto padre-figlia e temi ambientalisti trattati come pistolotti moralistici.
La grande tossina che inquina tutta la scrittura di Space Sweepers è proprio il riciclo di tematiche ormai abusate nell’ultimo cinema di fantascienza (la terraformazione, un nuovo eden dedicato all’1% della popolazione, la terra come pianeta tossico e inquinato), qui riproposte nella loro forma più stanca e banale. I messaggi ambientalisti risuonano come puri pretesti, perché è chiaro come Sung-hee Jo sia più interessato alle guerre spaziali che al futuro del pianeta. Ma Space Sweepers è anche la testimonianza desolante di un cinema collaterale, nato sotto la cattiva stella di Hollywood e che della produzione statunitense riprende solo i tratti più beceri e infantili. Della cultura asiatica, invece, sopravvive solo una certa follia ormai sbiadita e l’indifferenza con cui si passa da un registro narrativo all’altro (dai combattimenti adrenalinici alle gag meteoropatiche). Ma, comunque, la tendenza occidentale ha la meglio. Parliamo, insomma, di un film troppo derivativo, troppo lungo e troppo buonista: qualcuno lo chiama film per famiglie, ma questa è spazzatura spaziale.